Angelo Rossini descrive il lungo applauso dell’Assemblea dei soci del CAI Milano alla proposta di dedicare a Carlo Magnaghi i torrioni situati a nord del canalone Porta e ad ovest del Cresta Senigaglia.
Era il 12 marzo del 1900, in realtà i torrioni non erano ancora stati scalati, e lo stesso Rossini affermava di dubitare che quelle pareti avrebbero mai potuto esser vinte.
Non fu così anche perché erano molti i soci del CAI Milano decisi a conquistare la parete e dedicare la salita all’amico scomparso. Tra loro Giacomo Casati, di professione notaio, forte e coraggioso alpinista che il 15 aprile 1900, domenica di Pasqua, invece di festeggiare in famiglia, attacca la parete del Magnaghi Meridionale con due amici di cordata. Contemporaneamente altri due alpinisti milanesi, prendono di mira il Magnaghi Centrale. Gli obiettivi sono raggiunti abbastanza rapidamente, ma quando le due cordate stanno per abbracciarsi e festeggiare in nome dell’amico scomparso, purtroppo si accorgono che una fenditura invalicabile separa il Torrione Meridionale da quello Centrale. Casati non si dà per vinto e l’anno successivo decide di riprovare superando il famoso “passaggino” tra il Primo e il Secondo Magnaghi, che diventerà il primo passaggio di quarto superiore delle Grigne e preoccuperà moltitudini di arrampicatori negli anni a venire.
Insieme a Casati ci sono alcuni soci del CAI Milano (tra cui Angelo Rossini) e della Società Escursionisti Milanesi.
Rossini racconta la cronaca di quel giorno di maggio del 1901 riuscendo a far rivivere ai lettori la tensione del momento con tutti gli occhi incollati ai gesti di Giacomo Casati. Nonostante le manovre di sicurezza messe in opera con le grosse corde di canapa, il notaio alpinista e i suoi compagni sanno che una caduta nell’intaglio sarebbe fatale.
Casati scende dalla vetta del Magnaghi Meridionale fino a due terzi dell’intaglio e, usando le parole di Rossini, “…dopo un rapido esame dell’abisso, audacemente spicca un salto, si aggrappa alla parete opposta, fa un passo, poi un altro in salita, si ferma un istante e prende a strisciare di traverso…”.
Chiunque abbia effettuato quel passaggio obbligato tra il primo e il secondo Magnaghi sa bene che il salto sia più frutto della tensione del momento che di una descrizione oggettiva dei fatti, ma si tratta comunque di un piccolo grande passo per l’arrampicata in Grigna.
Una volta passato sulle rocce del Magnaghi Centrale Casati si trova ad affrontare un altro passo difficile, terribilmente difficile per la tecnica e l’attrezzatura dell’epoca. I suoi compagni scrutano le sue mosse, chissà se lo accompagnano con grida di incoraggiamento o se rimangono con il fiato sospeso in un rigoroso silenzio. Alla fine Casati “…accelera le mosse e raggiunge la meta. Egli ha vinto, completamente vinto.”

Tratto dal libro
ALPINISMO PIONIERISTICO TRA LECCO E LA VALSASSINA
di P. Buzzoni, G. Camozzini, R. Meles – ed. Bellavite
www.fotostoriche.valsassina.it
www.valsassinacultura.it

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