Nel territorio di Colico, dalle cascine di Monteggiolo incomincia il viottolo che s’inerpica su un fianco del colle: è lo stesso che percorreva la truppa per raggiungere la zona delle seicentesche fortificazioni spagnole, delle quali sono rimasti solamente muri sbrecciati dopo le distruzioni ordinate da Napoleone Bonaparte per tenersi buoni i Grigioni che non avevano mai gradito il forte. Il forte di Fuentes, costruito fra il 1603 e il 1607 per iniziativa del governatore di Milano (che gli diede il proprio nome), a spese dei Comaschi, fu demolito nel 1796 per volontà del futuro imperatore di Francia fra il giubilo dei giacobini locali, ancora a spese dei Comaschi.

Don Pedro Enriquez de Acevedo, conte di Fuentes de Valdepero, «uomo giusto, saggio e di consumata esperienza» al dir di Giuseppe Rovelli nella «Storia di Como», in amicizia con il cardinale Federico Borromeo, fu il governatore spagnolo dello Stato di Milano dal 1602 al 1610. Sua l’iniziativa di proteggere un delicato punto del confine, sul vertice del Lario, con un apprestamento difensivo, appunto il forte di Fuentes di Colico. José Chafriòn in «Plantas de las fortificaciones del estado de Milan» ci offre una «descripcion del Fuerte de Fuentes». A Colico gli ingegneri del governatore trovarono «una montana capaz». Così il governatore «en breve tiempo» fece elevare le solide mura e fregiare il forte di acconcia abitazione per i governatori, di numerosi quartieri, di abbondanti cisterne e di una graziosa chiesa, dotandolo altresì di quanto era necessario per il fine desiderato. Lo chiamarono il «Forte di Fuentes» perché era giusto si onorasse con esso il nome del suo fondatore.

Le principali vicende belliche ad esso legate portano le date del 1620, quando i cannoni del forte sparano contro i grigionesi scesi a sedare la rivolta dei valtellinesi; del 1704 quando la guarnigione del forte resiste vittoriosamente all’assalto delle truppe austro-tedesche; del 1706 quando la guarnigione cede (ultima tra le fortezze del territorio lombardo) agli austriaci condotti da Eugenio di Savoia. Il 19 gennaio 1782 l’imperatore Giuseppe II d’Austria decreta la soppressione del forte di Fuentes che l’anno successivo viene venduto con fabbricati e terreni. Nel 1796 Napoleone Bonaparte entra in Milano. Accogliendo la richiesta dei Grigioni, ordina la distruzione del forte, ormai pacifica dimora agricola. Da Como salgono centinaia di guastatori diretti dal generale francese Rambeau e la colossale fortezza cade a pezzi. Negli anni compresi fra il 1820 e il 1859 trovano rifugio fra le rovine del forte e nei suoi sotterranei gruppi di banditi che la gendarmeria austriaca, non riuscendo a sgominare, si limita a controllare. La zona tornerà ad avere notorietà militare alla fine dell’Ottocento quando lo stato maggiore del Regio Esercito ipotizza la costruzione di un’opera fortificata nella zona del Pian di Spagna a sbarramento delle direttrici dell’Adda e del Mera. Viene scartato il Fuentes, la cui collina è però inserita quale osservatorio e postazione sussidiaria del Forte Montecchio o Lusardi. Durante la prima guerra mondiale, nel quadro della linea difensiva Occupazione Avanzata Frontiera Nord, sulla collina di Fuentes viene costruita una cannoniera per artiglieria campale. Per togliere al nemico ogni punto di riferimento, i genieri demoliscono la torretta rotonda spagnola, che era rimasta intatta sul lato ovest. Oggi il forte spagnolo è chiaramente leggibile nelle sue strutture e infrastrutture: la fortezza, di pianta irregolare, misura in lunghezza 300 metri ed in larghezza 125 metri. È dotata di una costruzione a U che comprende gli alloggiamenti dei soldati, il palazzo del governatore, la chiesa, il mulino con il forno, le cisterne per l’acqua e, nei sotterranei, i magazzini. Affascinante nelle sue imponenti rovine, è immerso nella quiete del maestoso paesaggio altolariano.

testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it

 

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