«Bellan citadinesco: richo et bello»: è un verso della Letilogia di Bettino da Trezzo, poeta del ‘400. E Luigi Rusca, nel ‘600, in una rima annota: «Bella nò mi chiam’io ma tal nome è contrario in tutto al merto mio… Bella nò, ma bellissima è Bellano». Monumento prezioso è la prepositurale dei Santi Nazaro e Celso, costruita dai maestri campionasi nel XIV secolo per iniziativa dapprima dei Torrioni e poi dei Visconti: «Una rara et ben ornata chiesa – la definì Paride Cattaneo nel ‘500 nella Descritione della Valsassina – e la facciata a riguardanti porge grande amiratione per la sua gran bellezza et allegria». La chiesa prospetta su un sagrato definito «una delizia di semplicità e di colore» da Alex Visconti in Paesaggi lombardi. L’antico centro di Bellano, intersecato da vicoli, ha un’edilizia di tipo cittadino. La dolce terra di Bellano forma un’insenatura e lascia che le onde spumeggianti del Lario – che qui, così lo vedeva quattro secoli fa il buon Sigismondo Boldoni, gioca variamente alternando sporgenze e rientranze di ripidi colli rivestiti di viti, ulivi, fiori – s’infrangano sulla costa sabbiosa. L’Orrido è la «autentica meraviglia» di Bellano per dirla con l’autore di A pesca in provincia di Como. Poi bisogna salire per le pendici che dominano il lago per avere un’idea del vecchio carattere rurale del contorno bellanese. Le frazioni sono Oro, Pendaglio, Ombriamo, Lezzeno con il settecentesco santuario della Madonna delle Lacrime, Pradello e Bonzeno.

testo a cura di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it

 

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