Bastano pochi passi, appena fuori Premana, e ci si trova in un bosco rigoglioso di alberi ad alto fusto, che si interrompe solo alle baite di Gorla. Lasciata Gorla e superata la località dello Zucco, si raggiungono le baite di Gianello, in mezzo ad un prato scosceso e circondate, a debita distanza, dal bosco. In questo zona lo spazio rappresentava una risorsa così preziosa che la mulattiera – fin qui selciata e molto ampia – si restringe a pochi centimetri di larghezza, proprio per non sacrificare nemmeno una spanna di cotica erbosa. Da queste baite, oltre le quali il selciato scompare e la mulattiera lascia il posto al sentiero, si compie l’ultimo balzo verso l’alpe di Deleguaggio, alla quale si può arrivare, sempre da Premana, toccando Bianden e Solino, oppure da Pagnona attraverso l’alpe Subiale. Deleguaggio, a 1.690 metri, è il più alto dei dodici alpeggi di Premana. L’ambiente è quello d’alta montagna, particolarmente ricco di acque. C’è anche una sorgente, il «Ciarel de Calecc» che meriterebbe la denominazione di origine controllata e protetta. Le baite sono state ristrutturate nel rispetto dell’architettura originale, con l’unica eccezione dei tetti dove i pannelli hanno sostituito le antiche «piode» ricavate dalla «piodera» sotto la croce che domina la vallata. Siamo su un pianoro ben al disopra del limite del bosco, tra pascoli che un tempo assicuravano il sostentamento a oltre cinquanta capi bovini e che oggi ospitano, invece, branchi di ungulati, soprattutto camosci. Dall’alpe si riprende il cammino verso i laghi di Deleguaggio, seguendo un sentiero che spesso è solo una traccia tra pascoli sempre più magri e sfasciumi rocciosi, regno delle marmotte. Il percorso è abbastanza ripido, compensato però dal bel panorama sul Legnone. Il primo dei laghetti, grande quasi come un campo da calcio, è di rara bellezza. Che si accentua, complice l’aria frizzante visto che siamo sopra i 2.000 metri, quando, osservando attentamente il cielo, capita di scorgere il volo dell’aquila. Lasciato il primo lago si prosegue lungo la traccia ricavata sullo sfasciume – nell’ultimo tratto una serie di catene aiuta a superare il dislivello – e si raggiunge l’altro specchio, alimentato da un bacino che attinge acqua dalle masse di neve presenti in piccole quantità fino all’autunno. Seguendo la linea di cresta verso il Legnone si raggiunge la «Bocchetta de l’Uscioeul» (uscio), dalla quale si può scendere sul versante valtellinese, a Delebio, per l’alpe Luserna; lungo la direzione opposta, per la «Bocchetta del Cortees» (cortese) si può salire, invece, al Pizzo Alto. Alla Bocchetta del Cortees conviene prendere, per la discesa, la direzione dell’alpe Premaniga, riguadagnando da qui l’abitato di Premana.

testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it

 

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