Luigi Reali visse e lavorò in Valsassina negli anni successivi alla grande peste del 1630.
Le chiese di Pasturo conservano molte opere del pittore, ma come non conosciamo molto della sua vita, così sappiamo ben poco dei suoi committenti.

Nella chiesa di Sant’Andrea al Cimitero, in Pasturo, sono le seguenti opere di Luigi Reali: la Madonna con il Bambino e i Santi Andrea e Pietro Martire; Sant’Eusebio; San Biagio.

Nella chiesa parrocchiale: il battesimo di Sant’Eusebio; Sant’Eusebio; Santa Restituta presenta i figli al Papa.

Nella chiesa della Madonna della Cintura: martirio di Sant’Eusebio; martirio di san Calimero.

Nella parrocchia di Pasturo, lavorò per prete Giobbe Marazi, parroco dal 1640 al 1667. A quel periodo è quindi riferibile questo elenco di opere.

Sant’Eusebio, olio su tela (cm 80 x 68), chiesa parrocchiale. Il santo è raffigurato su fondo scuro, a mezzo busto e in posizione frontale. La mano con lunghe dita affusolate è alzata in gesto di benedizione. La maggior cura dell’artista è concentrata oltre che sui tratti marcati del volto, sui riflessi cangianti del mantello rosso foderato di bianco.

Martirio di Sant’Eusebio, olio su tela (cm 152 x 120), chiesa parrocchiale. Il martirio del santo vescovo di Vercelli nel quarto secolo, per lapidazione, si ricollega alla leggenda medioevale storicamente smentita. In realtà il santo non subì il martirio, ma nonostante ciò è accettato dalla Chiesa come martire per le molte persecuzioni subite dagli ariani. La scena di martirio per opera di eretici era un tema assai apprezzato in un clima come quello della Controriforma. Qui poi si trattava del santo titolare della parrocchia e della conclusione della sua vita in cui gli inizi erano stati raffigurati in altri due quadri (Santa Restituta presenta i figli al Papa e il battesimo di Sant’Eusibio). Eusebio è raffigurato in un interno, sorpreso in preghiera dai suoi assassini, in vesti vescovili, con la macchia rossa della cappa, unica nota viva posta proprio al centro della composizione. Vi sono torsioni un po’ infelici nei corpi, e in compenso particolari delicatissimi come l’apertura della finestrina a sinistra con lo sfondo chiaro di paesaggio a cui si contrappone a destra una colonna scura.

Martirio di San Calimero, olio su tela (cm 152 x 120), chiesa parrocchiale. Le due figure, il santo inginocchiato e il sicario che gli è quasi aggrappato sopra, formano un blocco unico e compatto. Il grande mantello rosso che si rigonfia alle spalle del boia ha forse qualche ricordo fiorentino nella sua intonazione accesa, ma è morazzoniano nel disegno. Prevalgono in tutta la composizione le linee curve e tondeggianti, oltre che nel mantello, nel pozzo e nel vaso che gli è collocato sopra, nello sguancio della finestra. Questa si contrappone alla massa scura del pozzo inquadrando un paesaggio di tinte delicate, con uccellini posati su di un filo.

Immacolata con i Santi Antonio da Padova, Carlo, Anna e Agnese, olio su tela (cm 260 x 180), chiesa della Madonna della Cintura. Purtroppo ripetute ridipinture hanno in certi punti irrimediabilmente compromesso il dipinto. Questi guasti erano già stati segnalati dall’Orlandi (nel 1943) ma un ulteriore intervento è avvenuto anche successivamente, alterando le fisionomie e i colori, tanto che è oggi difficile giudicare l’opera stilisticamente. Indipendentemente da ciò si potrebbe anche pensare che il Reali si sia valso qui anche di un aiuto a cui sarebbero da ascrivere certe durezze compositive. Del Reali rimane la struttura generale della pala che ripete moduli ben noti con un ampio panorama di Pasturo fra i due santi principali. È questa la più tarda delle opere valsassinesi del Reali che contemporaneamente datava anche la pala con lo Sposalizio della Vergine a Vocogno di Craveggia. Dopo di allora non si hanno più sue notizie.

La tela con Santa Restituta che presenta i figli al Papa (olio su tela, cm 360 x 152), come l’altra del battesimo di Sant’Eusebio, presenta un formato alto e stretto tanto da far pensare che fossero in origine ante d’organo. Ma difficilmente esisteva a Pasturo un organo di tale importanza e quello attuale reca sulla cassa la data del 1734. Andrea Orlandi, studioso di Pasturo, afferma che per le due tele fu effettuato un pagamento di £ 159.14 imperiali, ma che non si sa se questo sia stato solo un acconto o un saldo. Entrambi i soggetti si riferiscono al santo titolare della parrocchia, seguendo una tradizione di origine medioevale ancora sostenuta nel Seicento, ma non accettata più tardi storicamente, secondo cui Santa Restituta sarebbe giunta a Roma dalla Sardegna per presentare i figli al Pontefice; questi li avrebbe poi battezzati col proprio nome, Eusebio e Eusebia. Diventato vescovo di Vercelli, Eusebio fu assai venerato anche nella diocesi ambrosiana con cui ebbe frequenti rapporti. Fra i quadri valsassinesi, e probabilmente in tutta la produzione artistica del Reali, sono forse questi i dipinti più interessanti. I temi affrontati e gli ambienti in cui i fatti si svolgono lo portano a una intonazione di grandiosità e di eleganza, a cercare di ottenere grandi spazi pure nella dimensione oblunga della tela e risolve questo con l’impostazione diagonale, le linee geometriche del pavimento, il fondale chiarissimo. Santa Restituta è una nobile vedova dell’epoca, la bambina elegantemente vestita e acconciata, il Pontefice imponente su un trono sopraelevato fra una gamma di rossi vivacissimi, da quello del baldacchino al tappeto damascato, agli abiti dei cardinali. Fra tutti questi personaggi un cagnolino è messo quasi in primo piano, anche lui addobbato per l’occasione con i nastrini rossi che pendono dalle orecchie. Un primo rapporto si nota con i quadroni del ciclo di San Carlo del Duomo di Milano e specialmente col Morazzone del San Carlo che rinuncia ai beni ecclesiastici e il Morazzone ritorna negli sfondi architettonici dello Sposalizio della Vergine in San Vittore a Varese, ma sono qui schiariti e alleggeriti al massimo, quasi fondali teatrali più che solidi elementi architettonici.

Il dipinto del battesimo di Sant’Eusebio (olio su tela, cm 352 x 152) è il pendant del precedente. È qui ancora più accentuata l’impostazione diagonale specialmente nello sfondo con una parete chiarissima tutta traforata da archi e sfuggente, a cui si contrappone la fronte di un altare di linea solida e in pietra scura. Gli accostamenti di tonalità chiare e scure sono continui: nelle teste affiancate nello sfondo, nell’angelo che sporge dalla figura di paggio in primo piano, nel baldacchino rosso vivo di fronte al tendone di sinistra. Come nella scena precedente, anche qui un elemento diagonale segna l’angolo in basso a destra, costituito dalla spada che un soldato regge su una spalla. Il bambino, protagonista della scena, è posto al centro e su di lui convergono le linee del braccio dell’angelo e di quello del Pontefice. Un particolare elegante è quello del mantello del Pontefice che si rigonfia all’indietro mettendo in evidenza l’interno a sfumature rosate.

La chiesa di Sant’Andrea al Cimitero, a Pasturo, è stata riedificata nel 1626. Un manoscritto dello studioso Andrea Orlandi di Pasturo che riferisce notizie tratte da documenti d’archivio afferma che nel 1643 furono spese £ 233 per tre tele, la pala e le due laterali. Certamente l’occasione fu la visita pastorale del cardinale Cesare Monti avvenuta appunto nel 1643. Ma a quanto sembra la collocazione avvenne solo qualche anno più tardi e sarebbero registrati pagamenti di 5 lire per «polvere per la processione dei quadri» e di 9 lire per il trasporto degli stessi in Sant’Andrea. Sono queste le prime opere che si conoscono in Valsassina di Luigi Reali. Nella Madonna con il Bambino e i Santi Andrea e Pietro Martire (olio su tela, cm 168 x 115) la composizione segue uno schema piramidale consueto nelle pale dell’artista, con uno sfondo di paesaggio inserito al centro in basso e inquadrato in un rettangolo fra i mantelli dei due santi. Questo paesaggio di tinte delicate, con una chiesa in lontananza, è tornato in evidenza dopo il restauro. Il viso della Vergine con un delicato ovale segnato dalla capigliatura bionda e dall’ombra soffusa della gota, è molto vicino a quello della Madonna nella pala ora attribuita ai Recchi nell’oratorio dell’Immacolata di Premana e d’altra parte non sembra si riscontri nelle opere del Reali precedenti il 1643, così da far pensare che si tratti di una derivazione dai Recchi. Quasi contemporaneamente, nel 1644, l’artista ripete la stessa composizione, ma con un maggior numero di figure, nella pala con la Vergine del Rosario venerata dai Santi Domenico, Caterina da Siena e altri santi nella chiesa di Crevoladossola: quasi identici sono la Madonna e il Bambino e molto simili gli atteggiamenti dei santi, assai vicini, del resto, anche a quelli della pala dell’oratorio di San Giovanni Battista a Alteggio di Montecrestese.

Come la pala centrale, le due tele San Biagio e Sant’Eusebio (olio su tela cm 170 x 70) ai lati dell’altare nella chiesa di Sant’Andrea al Cimitero, a Pasturo, sarebbero state pagate al Reali nel 1643 e poste in luogo qualche anno dopo. Le due figure statuarie sono collocate entro finte nicchie in pose leggermente rotanti verso il centro. Entrambe sono state in passato tagliate, perché guaste, nella zona inferiore con l’aggiunta di un rifacimento alquanto rozzo, come è risultato in occasione del restauro. Per San Biagio, a cui era dedicato un altare nella parrocchiale, il nome è segnato in basso. Sant’Eusebio è facilmente identificabile in quanto titolare della parrocchia e molto venerato. I volti assai simili hanno forme allungate accentuate dalle mitrie calzanti, le mani hanno dita sottili e lunghe come quelle della Vergine della pala centrale. Alla statualità e severità delle figure si contrappone il gioco delle morbide curve dei risvolti dei piviali in ricche stoffe damascate con motivi di girali e bordi dorati. Sembra vedervi un richiamo ai dipinti del Morazzone nella collegiata di Borgomanero, che certamente il Reali conosceva.

testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it

 

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