L’archivio di Bellano ci propone questa volta un interessante documento risalente ai primi mesi della nuova dominazione austriaca il cui titolo è sufficientemente esplicativo da meritare di essere ripreso per intero: “Istruzioni relative alle attribuzioni della Polizia in concorso colle Autorità Criminali e Amministrative”.
L’amministrazione austriaca fu, come è noto, piuttosto “occhiuta” soprattutto dopo i fatti del ’48, ma anche in precedenza l’attenzione poliziesca fu sempre molto vigile per evitare ogni problema di ordine pubblico specie di natura politica.
Il documento in questione si divide in tre capitoli chiaramente distinti: il 1° ha titolo “Della prevenzione del delitto e mantenimento dell’ordine pubblico”, il secondo! Della scoperta dei delitti e dei rei e della cooperazione alla Giustizia punitiva” e il terzo e ultimo “Della vigilanza sulle contravvenzioni in materia di Polizia amministrativa e della cooperazione alle ispezioni di essa”. Chiude il documento una breve nota sui “Mezzi che ha la Polizia per l’esecuzione delle proprie incombenze”.

Il capitolo sulla prevenzione dei reati chiarisce subito di cosa si tratti: si mette l’accento in primo luogo sul fatto che la prevenzione sia ” … oggetto essenziale e primario dell’instituto della Polizia…” per passare poi all’elencazione dei soggetti e situazioni su cui porre l’attenzione, dalle “adunanze di popolo” alle categorie di soggetti più a rischio, vale a dire ” … i forestieri, oziosi, vagabondi e mendicanti, le donne da partito, saltimbanchi ed altre simili persone il cui genere di vita merita una speciale attenzione”.

La Polizia, poi, avrebbe dovuto essere presente in diverse situazioni pericolose, così da risolvere le discordie domestiche, intervenendo in occasione di incendi, eliminando i cani rabbiosi e vigilando sul ” … corso regolare delle carrozze e cavalli ne luoghi abitati”. Infine, verificare il rispetto dei regolamenti contro il gioco d’azzardo e mantenere il rispetto per la Religione di Stato ma anche controllare che ” … alcuno sia disturbato nell’esercizio privato del proprio culto” e, infine, ” … di conservare la decenza del costume e di proteggere la sicurezza personale e le proprietà dei Cittadini”.

A questo vasto ventaglio di attività di prevenzione dei reati fa seguito un altrettanto ampio elenco di attività volte alla scoperta di delitti e colpevoli una volta che la prevenzione si fosse dimostrata inefficace. Ed ecco che viene indicata la procedura da seguire in caso di arresto di un sospetto di reato: sentirlo ” … in sommario esame…” affinché, in caso di innocenza, si possa rimetterlo immediatamente in libertà. In caso contrario, entro tre giorni dall’arresto si sarebbe dovuto portare davanti al tribunale per il giudizio immediato. La macchina della giustizia avrebbe quindi utilizzato il lavoro della Polizia potendosi (anzi, dovendosi) però avvalere anche di canali propri, a partire dalle denunce, così da integrare le diverse attività ispettive.

Il terzo e ultimo capitolo, infine, si occupa delle competenze di polizia amministrativa alle quali, però, viene assicurata la collaborazione della polizia ordinaria: dalla vigilanza sui generi alimentari al controllo su strade, canali fino all’osservanza dei diversi regolamenti comunali.

Quanto ai mezzi, il documento li elenca in questo modo: “Gli Ispettori, gli Anziani, i Commessi di Polizia, e l’opera di fedeli ed abili Esploratori, che non debbano mai mancare alla Polizia stessa, sono altrettanti mezzi de’ quali essa si vale per le notizie che le occorrono”.

Un elenco, quindi, meticoloso per un’attività considerata di fondamentale importanza per il mantenimento dell’ordine e della sicurezza del regno, a partire dalle comunità più piccole per arrivare ai principali centri urbani, secondo un atteggiamento che diventerà via via, nel corso degli anni, sempre più invadente e opprimente.

Materiale reperito negli Archivi Storici della Valle
a cura di Fabio Luini – archimedia scrl
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