«Vengono; son trenta, son quaranta, son cinquanta mila; son diavoli, sono ariani, sono anticristi; hanno saccheggiato Cortenuova; han dato fuoco a Primaluna: devastano Introbbio, Pasturo, Barsio; sono arrivati a Balabbio; domani son qui». Queste le «voci» che giungevano allo spaventatissimo don Abbondio, intorno alla «calata» dei Lanzichenecchi. «Colico fu la prima terra del ducato, che invasero que’ demoni», racconta il Manzoni; «si gettarono poi sopra Bellano; di là entrarono e si sparsero nella Valsassina, da dove sboccarono nel territorio di Lecco».

La Valsassina da Bellano a Lecco, da lago a lago, è il soggetto di questo capitoletto di girovagare in terra lecchese in cerca di spunti manzoniani. Ora è l’itinerario dell’esercito alemanno di Rambaldo di Collalto che ci conduce, come motivo e, se si vuole, pretesto «manzoniano». Ma il Nostro nella prima stesura del romanzo aveva dedicato qualcosa di più alla Valsassina: «È un gruppo di montagne e di valli, paese poco visitato dal sole, intersecato da torrenti, petroso e selvatico negli accessi, ma per entro rivestito in gran parte di ricchi pascoli, e più fertile che non l’annunzi il suo nome: ha varie terre, quale sul pendìo, quale nel fondo a luogo a luogo vasto perché si possa chiamarlo pianura…».

testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it

 

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