Attraversare prati e boschi, imbattersi in altipiani illuminati dal sole, costeggiare i ripidi fianchi delle montagne, solcare dorsali che dividono le vallate, salire le cime e da lì gettare lo sguardo sul paesaggio proprio dell’alta montagna, provare la gioia per avere raggiunto la meta prefissa, un alpeggio, un rifugio, una cima: le escursioni sono il modo più intenso di vivere il Pizzo dei Tre Signori, una montagna da protagonisti. Sono tutti itinerari di straordinaria bellezza, che si snodano da rifugio a rifugio, attraverso valli e creste tra le più suggestive delle Orobie, nel cuore della Lombardia tra le province di Bergamo, Lecco e Sondrio. Alcuni portano sulla cima che faceva da confine a tre Stati: i Grigioni, la Repubblica di Venezia, il Ducato di Milano. Passando per luoghi incantevoli e in gran parte incontaminati.

La montagna porta dunque impressa nel proprio nome la presenza degli antichi confini. Conosciuta da secoli per via delle sue miniere delle quali si vedono ancora oggi gli imbocchi e le discariche del materiale di scarto, la montagna rappresentava un bastione naturale tra Grigioni, Ducato e Serenissima e ne fu quindi il naturale confine.

Si guadagna la cima della montagna da diverse possibili direttrici.
Cominciamo dalla Valsassina, partendo magari dalla Colmine di San Pietro per i Piani di Artavaggio e di Bobbio alla volta del Passo di Camisolo; oppure da Introbio e Biandino per la valle della Troggia e la conca di Biandino; oppure ancora da Margno e Casargo per l’Alpe Paglio e il Pian delle Betulle lungo la dorsale dal Cimone al Passo della Cazza e la Bocchetta di Piazzocco; o, infine, da Premana per l’alta Val Varrone.
Continuiamo dalla Valtellina, partendo da Morbegno e risalendo le valli del Bitto di Gerola e di Albaredo. E concludiamo da Bergamo per la Val Brembana e quindi le tre valli che diramano da Olmo per Valtorta, per Cusio con i Piani dell’Avaro, per Mezzoldo con il Passo San Marco.

Le direttrici qui sommariamente indicate – e lungo le quali non si contano i sentieri acessibili a chiunque è animato dalla passione escursionistica e viene offerto senza riserve il piacere ambizioso di vivere la montagna da veri protagonisti, alla sola condizione di conoscere la montagna per intero – coniugano la bellezza dei luoghi con l’interesse storico, paesaggistico e culturale. Le valli elencate, infatti, custodiscono, accanto ad una antica presenza umana con interessanti esempi di architetture rurali, i segreti di una natura ancora intatta. Ciò è reso possibile dalla sua altitudine non trascurabile, alla portata di uno sforzo fisico paragonabile o poco superiore a quello di una lunga passeggiata, che qui si compie tra scenari emozionanti ed indimenticabili.
Un’occasione per scoprire gli aspetti più autentici del territorio.

Due sole strade, peraltro ai confini del territorio e quindi ben lontane dalla piramide sommitale della montagna, attraversano da un versante all’altro l’area del Pizzo dei Tre Signori, passando l’una per la Colmine di San Pietro e collegando Valsassina e Bergamasca, l’altra per il Passo San Marco collegando Bergamasca e Valtellina.
La presenza di queste due sole strade contribuisce a rendere il gruppo del Pizzo dei Tre Signori ancora più esclusivo, ricco di laghi e di acque correnti, popolato da camosci, stambecchi, caprioli, marmotte e aquile reali. Ricco anche di pascoli, come testimoniano, ad esempio, i Piani di Bobbio che hanno sempre costituito una invitante risorsa sia per le genti della Valsassina che per quelle della Valtorta che ancora oggi vi risalgono dai rispettivi versanti.

Famosa e consolidata nel tempo, la produzione casearia estiva mantiene sempre elevato il suo standard qualitativo, costituendo motivo di richiamo per numerosi turisti e buongustai che qui salgono per inebriarsi di profumi dei prati, per ristorarsi alla brezza estiva che fa subito avvertire il cambiamento di clima a chi è risalito dal fondovalle, abbinando al piacere di una passeggiata distensiva la possibilità di osservare dal vivo il lavoro degli alpigiani apprezzando direttamente la bontà e l’unicità del loro prodotto.

La storia di questa gente è documentata nelle loro baite, anch’esse di roccia tagliata dagli uomini, recuperata nei canaloni e nei torrenti, rotolata lì dall’acqua e dalla neve. Questa è la Valsassina, la Valle dei Sassi: pietra, roccia, uomini. L’uomo dei secoli e dei millenni, di fatica e avventura su questi pendii. Questi pendii raccontano la grande storia di uomini che non hanno mai camminato in piano, ma che su questa montagna sono saliti e scesi scalando costoni e crinali. Tutta la storia dell’agricoltura e della zootecnia in montagna parla dell’uomo. Ma non dell’uomo come se fosse finito, bensì di uomini ben vivi ancora oggi su queste montagne.

Anche chi è andato avanti è ricordato in modo eloquente. È il caso di Giuseppe Rigamonti, detto Folat.
Dal Pian delle Parole, sopra il Rifugio Grassi, è possibile raggiungere la cima delc Pizzo dei Tre Signori attraverso la variante del Caminetto. Si sale sino alla base della cuspide del Pizzo e, lasciato a destra il Sentiero dei Solivi, si affonta la ripida cresta occidentale, superando alcuni salti di roccia, la profonda spaccatura del Caminetto, una cengia e l’anticima per guadagnare, dopo una selletta, la vetta rocciosa del Pizzo dei Tre Signori.
La caratteristica principale di questo splendido itinerario è il cosiddetto caminetto, una spaccatura nella roccia che si incontra durante la salita e che viene vinta arrampicando all’interno di essa, un’arrampicata non difficile ma di sicura emozione e che venne salita per la prima volta nel 1890 dalla guida Rigamonti conducendovi una comitiva di alpinisti». Alla base del Caminetto una lapide ricorda quella salita con queste parole: «Rigamonti Giuseppe – Folat – guida del CAI nel 1890 ai magnanimi dell’Excelsor segnava questa via ardita per attingere la felicità della vetta». È l’imperituro ricordo di un modesto valligiano che seppe ben meritare gli onori delle cronache alpinistiche.

Un altro segno di questa storia è, al Pian delle Betulle, assieme all’attività zootecnica con relativa produzione casearia, la suggestiva chiesetta degli Alpini. Ha una storia particolare, che lega ancor più intimamente tra loro la gente delle vallate del Pizzo dei Tre Signori.

Anche nelle valli dalle quali da Morbegno si sale al Pizzo dei Tre Signori, vera protagonista è la gente che in queste montagne vive e lavora, testimone viva della resistenza all’abbandono della civiltà alpina. La si incontra nelle baite, nelle antiche dimore rurali testimonianza della storia e della vita della gente contadina, immerse nel verde dei boschi e dei prati. Anticamente utilizzate come fienili e ricoveri temporanei, queste dimore rurali mantengono quasi intatta la loro funzione d’uso, in vallate nelle quali ancora si pratica l’agricoltura di montagna. Possono quindi diventare ideali punti di riferimento per chi ama passeggiare e compiere escursioni. In ambienti che regalano silenzi e grandi spazi, regno di una natura alpina originaria e ricca di preziosi endemismi, spesso un vero e proprio giardino botanico assolutamente naturale. Non si parla di natura integra perché selvaggia ma di una natura domata da generazioni di uomini in un rapporto di lotta, sopravvivenza e salvaguardia al tempo stesso. Una storia dell’uomo e del suo difficile rapporto con la montagna che parla attraverso le testimonianze ancora preziosamente e attivamente conservate, così che alcuni percorsi hanno anche la valenza di sentiero etnografico, che recupera e valorizza il patrimonio culturale della zona. Sono così i percorsi della monticazione estiva del bestiame che partono da un paese e salgono ad un alpeggio, mille metri più in alto, attraversando i luoghi dove gli abitanti hanno vissuto, costruendoli e trasformandoli nei secoli con la propria attività. È un mondo discreto, raccolto ancora nel suo antico e riservato silenzio, ma che non mancherà di incantare, per la sua sincera schiettezza, anche gli sguardi più disincantati del nostro frettoloso presente.

testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it

 

Questo testo contribuisce al progetto Il paesaggio culturale alpino su Wikipedia ed è distribuito della Comunità Montana Valsassina Valvarrone Val d’Esino Riviera con Licenza Creative Commons Attribuzione – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale