Mentre le prime corriere a motore risalivano sbuffanti la strada che da Lecco portava in Valsassina, qualcuno, più discretamente e meno rumorosamente, aveva già iniziato a solcare, scivolando con leggerezza, i pendii innevati della valle, tra gli sguardi degli ancora ignari valligiani, sospesi tra ammirazione e scetticismo (i montanari, si sa, ci vanno piano con le novità). Ai piedi aveva due lunghe assicelle di legno ricurve in punta, fissate ai piedi con delle cinghie di cuoio; tra le mani un solo lungo bastone (chiamato “alabarda” tra gli ancora pochi appassionati) col quale si cercava di tenersi in equilibrio e ci si aiutava nelle curve.
Il valsassinese Giulio Selva, tentando di rispondere alla domanda “chi fu il primo?”, parla di “un tedesco (che fosse quel Gustavo Engelmann, socio della Sezione Skiatori della SEM di Milano, poi primo presidente della Federazione dello Ski?) equipaggiato con sacco di montagna e scarponi e fornito di un buffo paio di assicelle di legno ricurve in punta che, nel 1900, chiese a Ballabio la strada per raggiungere i Piani Resinelli”.
Messa da parte tale questione, alla quale pare impossibile dare una risposta, è invece cosa certa che nel giro di pochissimi anni gli sci attirano l’attenzione di non pochi appassionati della montagna, soprattutto tra i lecchesi che gravitavano nell’orbita della sezione locale del CAI (fondata nel 1874) e della Società Escursionisti Lecchesi (SEL), fondata nel 1899 da un gruppo staccatosi dalla Società Alpina Operaia “A. Stoppani”, che era nata nel 1883.
Altro dato certo pare essere quello relativo al luogo che tenne a battesimo lo sci lecchese e lombardo: i fianchi meridionali della Grignetta, in particolare quei Roccoli Resinelli.

Tratto dal libro
CENTO ANNI DI SCI IN VALSASSINA – Quando la Lombardia ha messo gli ski
di G. Camozzini, A. Sala, D.F. Ronzoni – ed. Bellavite
www.fotostoriche.valsassina.it
www.valsassinacultura.it

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