Nel settembre del 1815, l’ormai noto prefetto Tamassia richiamò in una sua circolare la situazione dei dipendenti pubblici sospesi in quanto riconosciuti colpevoli di qualche reato.

Si tratta questa volta di una curiosità sortita dalla lettura delle circolari che affollano alcuni archivi, anche in questo caso quello di Barzio. Tamassia richiama precedenti disposizioni superiori che affermavano la necessità di sospendere dal servizio, ma non per sempre, impiegati pubblici giudicati colpevoli di qualche reato. Si trattava evidentemente dell’esigenza di bilanciare due bisogni: da un lato allontanare dalla pubblica amministrazione chi si fosse macchiato di qualche colpa; dall’altro non perdere definitivamente soggetti che, anche se ritenuti disonesti in una determinata circostanza, potevano essere ancora utili vista la carenza tipica dell’epoca di buoni ed efficienti impiegati pubblici.

D’altro canto, il prefetto faceva presente che la riammissione in servizio di impiegati precedentemente sospesi doveva avvenire solo dopo avere verificato, presso le autorità competenti (presumibilmente quelle giudiziarie o di polizia), che le condizioni che avevano portato alla sospensione fossero cadute. La responsabilità di queste procedure era affidata ai funzionari autorizzati alla mobilità e alla nomina degli impiegati già disonesti.

Un documento, quindi, che testimonia il buon senso delle autorità dell’epoca, strette fra onestà e servizio, fra senso del dovere e delle istituzioni e adeguato funzionamento di una macchina burocratica sempre più complessa.

Materiale reperito negli Archivi Storici della Valle
a cura di Fabio Luini – archimedia scrl
www.valsassinacultura.it

Questo testo contribuisce al progetto Il paesaggio culturale alpino su Wikipedia ed è distribuito dalla Comunità Montana Valsassina Valvarrone Val d’Esino Riviera con Licenza Creative Commons Attribuzione – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale