Assai diffusi e ricchi i ritrovamenti di epoca celtica in questa località. È significativo quanto Giansevero Uberti scriveva nel 1911 in un suo libro a proposito di Casargo: «Con dolore ed erubescenza dobbiamo confessare che gerle e gerle di quei residui di una età così remota vennero per ignoranza gettate nelle acque della Maladiga».

Fortunatamente, per merito di Giuseppe Fondra, si hanno notizie che permettono di avere una idea chiara dell’importanza della necropoli.

Le tombe erano situate sul versante sinistro della valle, a pochi metri dalla provinciale: erano di incinerati e ricche di armi. Nel 1864 il parroco del luogo era riuscito a salvare un fibulone di bronzo completo del gancio per assicurarlo alla clamide; una spada con guaina lunga 90 cm e larga 55 mm; una cuspide di lancia lunga 36 cm e larga 60 mm a forma di foglia di mandorla; un calcio di lancia, un coltello falcato lungo 26 cm e largo 25 mm. Fu anche conservata una bella scure di ferro.

L’Uberti precisa, poi: «La più importante messe di ritrovamenti si fece negli anni 1871, 1883, 1886», e: «Molte tombe s’erano trovate, con segni di cadaveri cremati e vasi, e lunghe spade a bella posta infrante, anteriori a quelle dei romani che erano corte». Riferisce pure: «Si trovarono anche molti globuli di ambra appartenenti a collane».

testo di PIETRO PENSA, da La presenza militare dei galli e dei romani nel territorio orientale del Lario a guardia delle strade e delle miniere del ferro, 1976
pubblicato a cura di ANGELO SALA sul sito www.valsassinacultura.it

 

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